Cavolo broccolo

Origine e diffusione

Il cavolo broccolo (Brassica oleracea L. var. italica Plenck) sembra originario di un’area compresa fra Grecia, Turchia, Siria e Cipro.

Successivamente fu portato in Italia dove era conosciuto e consumato già al tempo dei Romani.

Molti Autori ritengono che in Italia è avvenuta una notevole diversificazione e numerose sono le popolazioni locali coltivate soprattutto in Sicilia e Calabria.

Uno dei caratteri che distingue questa specie dal cavolfiore è l'emissione di germogli o infiorescenze secondarie.

Probabilmente è stata proprio questa peculiarità a determinare il nome di broccolo (brocco è il nome obsoleto di germoglio).

La maggiore superficie al mondo la si trova negli U.S.A. cui seguono Canada, Cina, Giappone e Vietnam; in Italia le principali aree di produzione si trovano in Puglia (prevalentemente in provincia di Foggia), Sicilia, Campania, Calabria, Marche, Veneto e Lazio.

Il cavolo broccolo appartiene alla famiglia delle Brassicaceae; è una pianta erbacea e rassomiglia a quella del cavolfiore.

Da quest’ultimo si differenzia per le foglie che generalmente hanno margine più profondamente inciso, picciolo più lungo, di colore più scuro e di numero inferiore (15-35).

La parte edule è una infiorescenza a corimbo costituita da una massa di boccioli fiorali completamente differenziati contrariamente al cavolfiore, la cui parte edule è una falsa infiorescenza a corimbo, formata da un elevatissimo numero di meristemi apicali.

All'apice dello stelo si forma l'infiorescenza principale che può superare anche i 20 cm di diametro con peso variabile tra i 50 e i 1.000 g.

Dopo il taglio dell'infiorescenza principale, all'ascella delle foglie si accrescono rapidamente le infiorescenze secondarie o ricacci o broccoletti che generalmente sono in numero maggiore nelle vecchie cultivar.

Il colore nelle diverse cultivar assume varie tonalità di verde ma anche di grigio tendente al blu.

Il cavolo broccolo è molto apprezzato all’estero (in particolare nel continente nord – americano) per l’equilibrato contenuto in elementi nutrizionali; inoltre si ritiene che possiede alcune proprietà antitumorali.

Negli USA le infiorescenze vengono consumate crude o cotte a vapore, per conservarne le caratteristiche nutrizionali quali l’elevato contenuto di vitamina A e C, di fibra, di calcio, fosforo, potassio, zolfo e ferro.

Per la coltivazione di questa specie bisogna disporre di un terreno di medio impasto o argilloso di buona struttura, con una buona dotazione in sostanza organica, una profondità utile di 40-50 cm e pH compreso tra 6 e 7.

Rispetto al cavolfiore sembra più resistente alla salinità del terreno e dell’acqua di irrigazione.

Sono sconsigliati i terreni compatti ed asfittici: è importante che il terreno sia ben drenato, soprattutto, per le cultivar tardive che si raccolgono durante l'inverno.

I terreni sabbiosi sono da ritenersi poco idonei perché possono determinare squilibri idrici.

Il cavolo broccolo è ritenuto una coltura principale se si coltiva da fine agosto a marzo, mentre si considera intercalare se si usano cultivar precoci a ciclo estivo-autunnale.

La temperatura minima biologica è di 5°C mentre la minima letale è di -5°C; dopo la semina o il trapianto preferisce temperature oscillanti intorno ai 20°C, successivamente trae miglior beneficio da temperature di qualche grado inferiore.

Le cultivar precoci producono l’infiorescenza dopo aver formato 20-25 foglie.

Le cultivar tardive hanno bisogno di temperature inferiori a 10°C per subire il passaggio dalla fase vegetativa a quella riproduttiva; in queste, l’azione del freddo è cumulativa ed è importante che la temperatura diurna non sia troppo elevata, perché riduce o annulla gli effetti della bassa temperatura.

Sperimentazioni condotte da vari Autori riportano per il cavolo broccolo un rapporto di asportazione degli elementi nutritivi di 1:0,1:1,5 rispettivamente di N, P2O5 e K2O.

Le cultivar tardive che svolgono gran parte del ciclo colturale in autunno–inverno non richiedono considerevoli apporti irrigui.

Il cavolo broccolo è una coltura che lascia una discreta fertilità residua nel terreno per la notevole biomassa verde derivante dai residui colturali e l’azione favorevole svolta sulle caratteristiche fisiche del terreno e sul controllo della flora infestante.


Esigenze pedoclimatiche

Le regioni italiane più importanti per la coltivazione del cavolo broccolo sono in ordine decrescente: la Puglia, la Sicilia, la Campania, la Calabria e le Marche.

La specie presenta caratteristiche tipiche della zona Mediterranea, come l’adattamento al clima mite e ai terreni calcarei.

Le migliori condizioni pedologiche per il cavolo broccolo sono rappresentate da un terreno di medio impasto o argilloso di buona struttura, con una profondità utile di almeno 40-50 cm, un pH pari a 6-7 e con una buona dotazione di sostanza organica.

Molta attenzione bisogna avere nel predisporre un buon drenaggio del terreno, eventualmente con una adeguata baulatura, in particolare per le coltivazioni invernali.

I terreni sabbiosi sono poco idonei perché possono facilmente determinare squilibri idrici alla coltura, predisponendo in tal modo la pianta a fisiopatie.

La specie presenta basse esigenze termiche.

La temperatura minima per l’accrescimento è di circa 5°C mentre la minima letale è pari a circa -5°C.

Subito dopo il trapianto preferisce temperature tra 20 e 24°C, ma dopo si avvantaggia di temperature che oscillano tra i 15 e i 20°C.

Le cultivar precoci formano l’infiorescenza dopo che hanno raggiunto lo stadio di 20-25 foglie (non richiedono temperature fredde), ma se anticipatamente si verificano delle basse temperature può manifestarsi l’emissione precoce del corimbo di ridottissime dimensioni ("bottonatura").

Le cultivar tardive necessitano di temperature inferiori a 10°C per produrre l’infiorescenza.

La durata delle ore di bassa temperatura è variabile con le cultivar mentre l’azione del freddo è cumulativa; tuttavia, temperature giornaliere elevate riducono o annullano gli effetti delle basse temperature notturne.

Prima della comparsa dell’infiorescenza il cavolo broccolo tollera leggere gelate mentre, se l’evento si verifica in presenza dell’infiorescenza le stesse possono essere danneggiate; la superficie prima imbrunisce e poi marcisce.

Dopo la differenziazione dell’infiorescenza, temperature al di sopra di 20-25°C possono provocare il ritorno alla fase vegetativa determinando il fenomeno della "virescenza o frondescenza" che consiste nella emissione di foglioline tra i bocci fiorali con conseguente deprezzamento del prodotto.

Temperature superiori a 20°C nella fase di maturazione accelera l’apertura dei bocci fiorali, per cui la raccolta deve avvenire con maggiore frequenza per ottenere un prodotto di buona qualità.

Il cavolo broccolo rispetto al cavolfiore sembra più tollerante la salinità dell’acqua irrigua e del terreno.

È sensibile all’SO2 e all’ozono.


Scelta delle cultivar

La coltivazione del cavolo broccolo è una pratica relativamente facile in quanto l'orticola è dotata naturalmente di una elevata rusticità.

Infatti, la specie si presta alla coltivazione nelle più diverse condizioni ambientali, grazie anche alla possibilità di disporre di un gran numero di cultivar con caratteristiche differenti.

Queste si devono scegliere tra quelle che si adattano meglio all’epoca di coltivazione, alle modalità di impianto, alla preferenza del consumatore e alla resistenza alle malattie.

Molto importante oggi risulta la ricerca di nuove cultivar, più resistenti alle alte temperature, che consentirebbero di trapiantare a febbraio per produzioni primaverili di aprile– maggio.

Le cultivar che si prestano bene ad una coltivazione secondo il metodo biologico sono: Marathon, Genji, Samson, Triathlon.

Marathon è la cultivar più diffusa e versatile che attualmente esiste sul mercato, ha un lungo periodo di coltivazione (anche otto mesi).

Samson e Triathlon rappresentano cultivar di recente introduzione, specifiche per l’utilizzo industriale, per la spiccata tolleranza a malattie e fisiopatie (gelate, frondescenza) e per l’elevata efficienza nell’assorbimento di sostanze nutritive.

Genji è una cultivar adatta al mercato fresco e all'industria, produce "teste" piccole, si presta bene per produzioni precoci ed intensificazione degli impianti.

In ogni caso, l’operatore agricolo deve attenersi scrupolosamente alle indicazioni riportate dalle ditte sementiere e sapere che, laddove esistono cultivar locali di provata adattabilità alle condizioni ambientali, è consigliabile il loro impiego perché queste, frutto di una selezione massale fatta dall’uomo nel corso degli anni, sono più rustiche, più confacenti al micro-clima, forniscono produzioni più costanti e con particolari caratteristiche organolettiche.

Tuttavia, bisogna prestare la massima attenzione alle piante da destinare alla produzione di seme.

Queste non devono mostrare sintomi di virosi (CaMV), batteriosi (marciume nero, marciume molle, marciume molle delle teste), malattie crittogamiche (peronospora, piede nero, ruggine bianca, alternaria, ernia, sclerotinia, tracheo–verticilliosi), oltre che sintomi di fisiopatie (peluria, bottonatura, virescenza, fusto cavo, atrofia dei corimbi).

E' da tenere presente che il numero delle infiorescenze secondarie è molto variabile in relazione alla cultivar:

sono più numerose (oltre 40) nelle vecchie popolazioni rispetto alle cultivar di nuova costituzione in alcune delle quali vi è assenza di ricacci.

 

Rotazione
La rotazione colturale è una pratica agronomica che consente di:

-         evitare i fenomeni di stanchezza del terreno

-         conservare ed aumentare la fertilità del terreno

-         influenzare favorevolmente la struttura del terreno

-         impedire il diffondersi incontrollato di infestanti e parassiti

-         gestire la risorsa idrica naturalmente disponibile

Prevede quindi l'inserimento di specie, anche non orticole, che migliorano la fertilità del terreno, che non ospitano gli stessi parassiti e che competono con le infestanti.

E' consigliabile, perciò, inserire nella rotazione agraria le leguminose e le graminacee.

Le precessioni colturali favorevoli per questa brassicacea sono le colture cerealicole, le leguminose e le foraggiere.

Soffre molto la stanchezza del terreno e i fenomeni allelopatici derivanti dalla degradazione della pianta.

Non è ammessa la successione con la stessa specie o con altre specie appartenenti alla stessa famiglia botanica.

Deve trascorrere un periodo di almeno 3-4 anni prima che la coltura ritorni sullo stesso appezzamento.

Inoltre, per problemi di carattere fitopatologico, è utile che non segua specie appartenenti alle famiglie delle solanacee, ombrellifere e cucurbitacee.

Nella gestione biologica dell’azienda non è consigliabile far seguire direttamente il cavolo broccolo al frumento a causa dell’elevato rapporto C/N dei residui colturali dei cereali (paglia e stoppie) che immobilizzano una elevata quantità di azoto presente nel terreno durante la loro degradazione microbica, rendendolo così non disponibile per la coltura.

A questo inconveniente si può ovviare con una letamazione autunnale effettuata prima di impiantare la coltura.

E' considerata coltura intercalare, se si impiegano le cultivar precoci a ciclo estivo-autunnale con raccolta a novembre-dicembre, e coltura principale se, invece, si utilizzano le cultivar a ciclo medio o tardivo, con trapianti in autunno e raccolta a fine inverno-inizio primavera.

Tuttavia, per la corretta gestione della rotazione colturale, è necessario tenere presente che per le cultivar precoci bisogna che la pianta arrivi all'epoca dei primi freddi con almeno 24-25 foglie vere al fine di evitare il fenomeno della prefioritura.

Comunque, per le stesse cultivar, un notevole anticipo del trapianto può comportare effetti negativi perché, se il prodotto matura durante giornate calde e umide (temperatura massima superiore a 25°C) si rischia l’imbrunimento dell'infiorescenza.

Inoltre, per le cultivar tardive è indispensabile accumulare freddo per ottenere buone produzioni.


Impianto
La scelta delle tecniche di impianto più idonee costituisce una delle fasi alle quali bisogna prestare più attenzione nella coltivazione biologica.

In tale fase, infatti, si pongono le premesse per ottenere una coltura esente da problemi fitosanitari e con un giusto vigore vegetativo.

La preparazione del letto d’impianto deve puntare a creare un ambiente ideale alla vita delle piante.

Bisogna innanzitutto ottimizzare le risorse idriche naturali a disposizione delle colture, aumentando la capacità di ritenzione idrica del terreno, e poi limitare le perdite per evaporazione dell’acqua immagazzinata per mezzo della sarchiatura, ad esempio, che ostacola la risalita capillare dell’acqua e consente un adeguato controllo delle infestanti.

La coltura un apparato radicale superficiale, che difficilmente supera i 50 cm, e necessita di una buona aerazione del terreno e di un buon drenaggio, soprattutto per le cultivar tardive che si raccolgono a fine inverno.

Per fare ciò è necessaria la sistemazione del letto d’impianto in modo da agevolare la sgrondo dell’acqua piovana in eccesso ed evitare situazioni di asfissia radicale.

Ciò è realizzabile attraverso la sistemazione del terreno a prose o a solchi.

Se la coltura segue piante da sovescio è possibile trapiantare direttamente sul terreno così lavorato oppure, se sono emerse le infestanti, è sufficiente un solo passaggio con attrezzi discissori, o con un erpice a denti o a maglie o con un assolcatore.

Se segue colture ortive o il frumento, è necessaria una lavorazione a strisce (ridge-till) con piccoli coltivatori che fresano e contemporaneamente assolcano il terreno (sistemazione a prose) oppure, nel caso il terreno sia pulito da infestanti è possibile il trapianto su sodo.

La semina diretta oggi è improponibile per gli elevati costi del seme (soprattutto se ibrido).

La tecnica colturale più appropriata è il trapianto, che può essere eseguito con piantine a radice nuda allevate in semenzaio o con piantine con pane di terra allevate in contenitori alveolati.

Attualmente si preferisce trapiantare piantine con il pane di terra perché meno soggette a fallanze, danno maggiore produzione e una maggiore contemporaneità di raccolta.

Il trapianto, rispetto alla semina diretta in campo, consente di ridurre la quantità di seme, ridurre al minimo i rischi di fallanze e i costi del diradamento, favorire una maturazione più contemporanea dei corimbi risparmiando sui costi di raccolta.

Inoltre, una coltura che occupa per minor tempo il terreno consente di gestire meglio le operazioni di preparazione del terreno per il trapianto, di attuare la falsa semina per il controllo delle infestanti, di risparmiare acqua di irrigazione ed elementi nutritivi e di sfuggire a fisiopatie o attacchi di insetti che potrebbero verificarsi nelle prime fasi di crescita delle piante.

Le piantine devono essere allevate secondo le norme previste per le produzioni biologiche; vengono allevate in contenitori alveolati, generalmente in cubetti di 3-4 cm di lato, e sono pronte per il trapianto dopo un periodo variabile da 30-40 giorni durante il periodo primaverile-estivo a 60 giorni in quello invernale.

Ritardando il trapianto possono verificarsi riduzioni produttive e ritardo nella formazione dei corimbi principali.

Ripercussioni negative più considerevoli si hanno se le piantine nei contenitori alveolati subiscono stress idrici e/o prolungato invecchiamento.

La densità più opportuna deve essere scelta in relazione alla fertilità e profondità del terreno, alla sua capacità di trattenere acqua e alle cultivar.

Per le cultivar che a maturità presentano piante di dimensioni ridotte e/o per quelle destinate alla trasformazione industriale del prodotto si possono adottare le densità più elevate:

·  4-5 piante/m2 per il cavolo broccolo

·  2-3 piante/m2 per il cavolo verza e il cavolo cappuccio

Per quelle di maggiori dimensioni e/o per il consumo fresco si devono adottare densità più basse che sono anche consigliate nei terreni più superficiali:

3 piante/m2 per il cavolo broccolo

-                     1,5-2 piante/m2 per il cavolo verza;

-                     2-3 piante/m2 per il cavolo cappuccio

L'impianto è a fila semplice, con distanza tra le file pari a 70-80 cm per il cavolo broccolo, 60-80 cm per il cavolo verza e il cavolo cappuccio.

Sulla fila, invece, le piante vanno cos' distanziate:

-         30-50 cm per il cavolo broccolo;

-         50-80 per il cavolo verza;

-         40-70 cm per il cavolo cappuccio.

Il trapianto del cavolo broccolo e del cavolo verza si effettua tra fine agosto e inizio settembre per le colture precoci (ciclo di 60-90 giorni) e tra ottobre e inizio novembre per quelle tardive (ciclo 90-120 giorni).

Nel caso del cavolo cappuccio, invece, il trapianto va effettuato in periodi differenti a seconda del tipo di produzione e cioè:

-         ottobre - novembre per la produzione precoce primaverile;

-         marzo per la produzione di fine primavera – estate;

-         giugno - luglio per la produzione autunnale, agosto per quella invernale.

Perché si abbia un buon attecchimento è necessario che il terreno aderisca bene al pane di terra per cui, subito dopo il trapianto, è necessario effettuare almeno una irrigazione.

Per contenere gli attacchi di cavolaia può essere utile la copertura delle piante con teli di tessuto-non tessuto che, oltre a creare un micro ambiente più favorevole all'accrescimento della coltura, svolge un'azione protettiva nei confronti delle basse temperature.

Il basso peso specifico del telo (circa 10g/m2) non ostacola l’accrescimento delle piante perché viene agevolmente sollevato dalle stesse durante l'accrescimento.

 

 Gestione della fertilità

Per una gestione oculata della fertilità, in orticoltura biologica, è necessario tenere presente:

-         il posto che la coltura occupa nella rotazione;

-         la fertilità in macro e micro-elementi di cui dispone;

-         la cultivar impiegata (le tardive producono ed asportano elementi in maggiore quantità);

-         le potenzialità produttive nella zona di coltivazione;

-         le tecniche agronomiche impiegate;

-         la fertilità residua per le colture successive.

La coltura si avvantaggia notevolmente della concimazione organica perché questa, oltre a svolgere una funzione nutritiva (previa mineralizzazione), assolve a un ruolo fondamentale quale ammendante del suolo incidendo sulle caratteristiche chimico–fisiche del terreno.

Perciò, per la coltivazione del cavolo broccolo all’interno di una rotazione pluriennale, non si deve prescindere dall’utilizzo della sostanza organica che favorirà anche il mantenimento della fertilità del terreno.

La sostanza organica può derivare dal letame maturo in ragione di 40-50 t/ha somministrato in autunno oppure dalla coltivazione delle leguminose da sovescio; tra queste sono da preferire la veccia, il favino, la fava, i trifogli.

Tali colture, alla fioritura, saranno sfibrate e interrate con l'aratura a 20-30 cm di profondità; in tal modo si favoriranno i processi di umificazione della sostanza organica predisponendo il terreno al trapianto.

Le leguminose contribuiscono in maniera diversa alla fissazione dell'azoto nel terreno; questo può variare da poche a molte decine di chili per ettaro e per anno.

La variabilità dipende da diversi fattori del terreno (umidità, pH, disponibilità di fosforo, di potassio e di altri elementi) e dalla specie vegetale.

Tra le specie annuali si stima che in media fava, pisello da foraggio, soia, fagiolo, trifoglio sotterraneo e trifoglio incarnato possono fissare rispettivamente 190-165-150-110-100 e 60 kg/ha di azoto, mentre tra le poliannuali quali erba medica, trifoglio ladino o bianco e trifoglio pratense o violetto i rispettivi valori di fissazione sono 135-135 e 85 Kg di azoto per anno.

Una buona coltivazione di cavolo broccolo produce oltre 100 t/ha di biomassa verde; questa contiene oltre il 10 per cento di sostanza secca, per cui si avrà circa 10 t/ha di biomassa secca.

Solo il 20-22 per cento della biomassa verde è costituito da infiorescenze, per cui circa 80 t/ha rimangono nel terreno (foglie, steli e radici) e contribuiscono ad aumentare la dotazione di sostanza organica.

Per produrre 1t di infiorescenze vengono asportati 17 Kg di N, 0,7 Kg di P2O5 e 22 di K2O di cui circa 10-17 e 20 per cento rispettivamente, vengono effettivamente asportati dal campo con il prodotto e la restante parte ritorna al terreno con l’interramento dei residui colturali.

Pertanto con una produzione di 15-20 t/ha mediamente saranno asportati:

Produzione (t/ha)

Elementi (Kg/ha)

N

P2O5

K2O

totale

corimbi

totale

corimbi

totale

corimbi

15

260

27

11

2

336

68

20

346

36

14

3

448

91

 

 


Nella nutrizione del cavolo broccolo gli altri elementi importanti sono:

-         il calcio asportato in quantità superiori al fosforo (fino a 90 Kg/ha);

-         il magnesio (contenuto nei tessuti in concentrazioni dello 0,2-0,7 per cento della s.s. in quantità uguali al fosforo);

-         il boro (contenuto nei tessuti nella misura di 30-100 ppm, ma un suo deficit può creare gravi stress alle piante);

-         lo zolfo (contenuto nei tessuti in concentrazioni variabili tra 20 e 200 ppm, molto importante per la composizione dei composti glucosinolati).

Il cavolo verza è una specie mediamente esigente in elementi nutritivi; per 1 tonnellata di teste vengono asportati 2,8-7 Kg di N, 0,8-3,4 Kg di P2O5, 3,3-8 Kg di K2O; 2,8-3 Kg di CaO; 0,7 Kg di MgO.

Pertanto con una produzione di 30-50 t/ha mediamente saranno asportati:

Produzione (t/ha)

Elementi (kg/ha)

N

P2O5

K2O

CaO

MgO

30

147

63

170

87

21

50

245

105

283

145

35

 

Il cavolo cappuccio è una specie mediamente esigente in elementi nutritivi; per 1 t di teste vengono asportati 2,5-6 kg di N, 0,9-1,7 Kg di P2 O5, 3,3-7 kg di K2O, 2,8 kg di CaO, 0,6 kg di MgO. Pertanto con una produzione di 30-40 t/ha mediamente saranno asportati:

Produzione (t/ha)

Elementi (kg/ha)

N

P2O5

K2O

CaO

MgO

30

128

40

154

84

18

40

170

52

206

112

24

 

 


Tra tutti gli elementi, particolare importanza bisogna riservare al calcio, per le fisiopatie legate alla sua carenza o alla sua mobilità ("cuore cavo" e imbrunimento dei boccioli fiorali).

Dopo la raccolta è opportuno l’interramento dei residui colturali e delle infestanti sfuggite, questo permette di conservare la fertilità del suolo in quanto si attua il successivo riciclo degli elementi nutritivi, si impedisce che le infestanti possano disseminare e si aumenta il contenuto in sostanza organica.

Comunque, è opportuno non interrare i residui colturali che manifestano sintomi di malattie i cui agenti eziologici possono conservarsi nel terreno.

 

Gestione delle risorse idriche

L'obiettivo principale per una gestione oculata delle risorse idriche è quello di utilizzare le disponibilità idriche naturali.

A tal fine bisogna aumentare le riserve idriche nel terreno e ridurre al minimo le perdite.

Per aumentare le riserve idriche nel suolo che andranno a beneficio del cavolo broccolo si può intervenire sulla struttura del terreno e sul contenuto in sostanza organica.

Entrambi gli scopi si possono raggiungere comodamente se la coltura segue coltivazioni da sovescio.

Questa sarà sfibrata, triturata ed interrata a 20-30 cm con l’aratura. In tal modo viene apportata sostanza organica al terreno che risulterà migliorato nella struttura e nella capacità di ritenzione idrica.

Sul terreno così arato si può trapiantare, oppure, se sono emerse le infestanti, sarà opportuno fare una lavorazione leggera di erpicatura.

Questa consentirà la rottura della crosta superficiale e l’eliminazione delle infestanti.

Per ridurre al minimo le perdite di acqua immagazzinata nel terreno si deve lavorare il meno possibile e/o a strisce.

Inoltre bisogna operare una oculata gestione della flora infestante.

La coltura, dopo il trapianto necessita di una sarchiatura allo scopo di eliminare le infestanti emerse, rompere la crosta superficiale e limitare la risalita capillare che riduce il consumo idrico.

Per la coltivazione che svolge parte del ciclo in inverno, sarà opportuno fare una sarchiatura e/o rincalzatura. Lo scopo è quello di agevolare lo sgrondo delle acque meteoriche in eccesso e di rendere le piante più ancorate, per opporsi meglio ai venti forti invernali.

Disponendo del materiale pacciamante (paglia, film plastici) in azienda, può essere conveniente usarlo al posto delle suddette operazioni meccaniche.

E' auspicabile mantenere un costante livello di umidità nel terreno; dannose possono essere situazioni di stress o di eccessi idrici.

Il metodo irriguo consigliato è quello a microportata di erogazione (goccia, manichette forate) predisposto contestualmente all’operazione di trapianto che, oltre alla migliore efficienza distributiva dell’acqua, limita i problemi sanitari di origine batterica o fungina.

Inoltre, la crescita delle piante sarà più regolare ed uniforme perché tutte le piante riceveranno le stesse quantità di acqua.

Una razionale distribuzione dell’acqua rappresenta l’aspetto da tenere sempre presente nella programmazione irrigua della coltura, in modo da evitare sprechi e perdite degli elementi fertilizzanti per lisciviazione e/o erosione.

In orticoltura biologica si irriga per favorire un corretto metabolismo e per prevenire nei tessuti della pianta situazioni di stress idrici.

Gli interventi irrigui devono essere effettuati, prima che si perda dallo strato di terreno maggiormente interessato dalle radici (circa 50 cm di profondità) il 40 per cento dell’acqua disponibile (da 20 a 35 mm passando dai terreni sabbiosi a quelli argillosi ben strutturati e dalle prime alle ultime fasi del ciclo colturale).

Il ciclo colturale del cavolo broccolo si svolge nel periodo estivo-autunnale o autunno-vernino.

Nel primo caso è necessario un maggior numero di interventi irrigui (3-5) ricadenti prevalentemente nelle prime fasi del ciclo colturale; nel secondo caso può essere sufficiente un intervento irriguo al momento del trapianto per favorire l’attecchimento delle piantine ed eventualmente 1-2 interventi di soccorso nelle ultime fasi del ciclo colturale, soprattutto se questo si protrae fino alla primavera.

Nel caso del cavolo verza e del cavolo broccolo, il ciclo colturale si svolge nel periodo estivo-autunnale o autunno-vernino. Nel primo caso è necessario un maggior numero di interventi irrigui (7-8) ricadenti prevalentemente nelle prime fasi del ciclo colturale; nel secondo caso possono essere sufficienti 2-3 interventi irrigui al momento del trapianto per favorire l’attecchimento delle piantine.

Per le cultivar di cavolo cappuccio a ciclo primaverile, potranno essere necessarie 5-6 irrigazioni.

Deficit idrici determinano riduzioni di produzioni, questi sono più accentuati quando si verificano nei periodi di formazione e maturazione dei corimbi, definito come periodo critico nei confronti dell’acqua.

Infatti, il maggior assorbimento idrico avviene dopo 2-3 mesi dal trapianto, durante la differenziazione del corimbo.

Per evitare la lisciviazione degli elementi fertilizzanti è opportuno impiegare volumi di adacquamento contenuti, soprattutto per i terreni sciolti e per i periodi in cui sono prevedibili precipitazioni.

Il fabbisogno idrico totale della coltura varia a seconda dei diversi periodi stagionali in cui si svolge il ciclo e può oscillare:

·  tra 1500 e 3000 m3/ha per il cavolo broccolo

·  tra 2000 e 3000 m3/ha per il cavolo verza

·  tra 2500 e 5000 m3/ha per il cavolo cappuccio

Il fabbisogno irriguo può variare da 200-300 a 1.000 m3/ha.

Orientativamente i volumi di adacquamento consigliati sono pari a 200 m3/ha per i terreni sabbiosi, 250 m3/ha per i terreni di medio impasto e 300 m3/ha per i terreni argillosi.

Le brassicacee sono ritenute delle colture moderatamente sensibili alla salinità dell’acqua e/o del terreno.

Si ritiene che acque aventi una ECw inferiore a 2 mScm-1 non causano abbassamenti produttivi.

Per economizzare l’acqua presente nel terreno, alla fine del ciclo colturale, è utile provvedere all’eliminazione dei residui colturali attraverso il loro interramento, eventualmente previa sfibratura.

 

Gestione delle infestanti

Le infestanti maggiormente presenti negli ambienti meridionali, che possono interessare la coltivazione del cavolo broccolo, verza e cappuccio sono:

Portulaca oleracea L., Amaranthus spp., Chenopodium spp., Setaria viridis L.) Beauv., Solanum nigrum L., Veronica spp., Stellaria media (L.) vill., Matricaria camomilla L., Fumaria officinalis L, Papaver rhoeas L., Diplotaxis erucoides (L.)DC., Sonchus oleraceus L., Lamium amplexicaule L., Polygonum spp, Urtica urens L., Lolium spp. L., Avena spp., Phalaris spp..

Nelle aziende biologiche si deve ottenere una stabilizzazione dell’agroecosistema aziendale con l’obiettivo di impedire la diffusione incontrollata delle infestanti.

E' consigliabile controllare tutte le infestanti presenti nelle zone incolte all’interno o nelle prossimità degli appezzamenti (capezzagne, scoline) e distruggerle con mezzi meccanici (decespugliatori, zappe, falciatrici) o fisici (pirodiserbo) prima che maturino i loro semi.

Lo scopo è quello di favorire un’associazione floristica composta da numerose specie presenti singolarmente con una bassa frequenza ed aventi complessivamente scarsa competizione nei confronti della coltura.

Questo si realizza attuando oculati programmi preventivi che permettono di creare nel terreno un ambiente sfavorevole, già a priori, alla diffusione o alla crescita incontrollata delle infestanti.

Le infestanti sono dannose perché:

-         sottraggono acqua ed elementi nutritivi al terreno;

-         possono influenzare negativamente la fotosintesi (ombreggiano);

-         ospitano insetti, nematodi, funghi e virus patogeni.

Per il cavolo broccolo si possono mettere in atto sia interventi preventivi che diretti.

Tra i primi si segnalano in particolare:

-         una corretta rotazione colturale che consente di creare e mantenere nel tempo un equilibrato rapporto dinamico tra le infestanti e le colture;

-         una oculata gestione delle lavorazioni con l’utilizzo della tecnica della falsa semina che, preparando il terreno anzitempo fa "sfogare" le infestanti in seguito alla pioggia o ad 1 o 2 irrigazioni; queste saranno eliminate con una leggera fresatura o erpicatura;

-         l’irrigazione a micro-portata che, umettando una ridotta superficie del terreno, impedisce il totale ricoprimento dello stesso ad opera delle infestanti.

 

Il trapianto su un terreno sgombro da infestanti avvantaggia la coltura.

Tra gli interventi diretti, attuabili in presenza della coltura, si segnalano:

-         una o due sarchiature meccaniche dell’interfila che, oltre a distruggere le infestanti emerse, favorisce l’arieggiamento del terreno e impedisce le perdite di acqua per risalita capillare (molto importanti in primavera);

-         in alternativa alla sarchiatura si può convenientemente pacciamare il terreno (con paglia o polietilene nero) che impedisce l'emergenza delle infestanti e limita le perdite dirette di acqua dal terreno;

-         la scerbatura manuale o con l’aiuto di zappe.

Subito dopo la raccolta bisogna provvedere all’interramento dei residui colturali e delle infestanti sfuggite agli interventi o perché emerse tardivamente, onde evitare che possano disseminare e per meglio economizzare le risorse idriche residue. Tuttavia, è necessario evitare di interrare residui colturali che presentano sintomi di malattie i cui agenti eziologici possono conservarsi nel terreno.

 

Raccolta
Il cavolo broccolo si raccoglie quando l'infiorescenza (corimbo) è ancora compatta.

Da ogni pianta si ottiene:

-         una infiorescenza principale: questa è raccolta con un gambo lungo 15-20 cm (a seconda dei mercati), lasciando tutte le foglie che sono inserite sullo stelo. A seconda della cultivar impiegata e dell’agroecosistema il peso varia, ma può raggiungere anche i 1.000 g;

-         infiorescenze secondarie (ricacci) di numero e peso molto vario a seconda della cultivar.

La raccolta delle infiorescenze principali inizia per le cultivar precoci dopo 60-90 giorni dal trapianto, mentre per quelle tardive inizia dopo 120-150 giorni dal trapianto.

Il momento ideale è determinato dal fatto che il corimbo resti compatto, cioè prima che inizi ad allentarsi o che i singoli fiori incomincino ad evidenziarsi.

La raccolta è scalare e può variare da 2-3 per le nuove cultivar e per le annate migliori da un punto di vista agrometereologico, fino a 10 nelle peggiori condizioni.

I ricacci si raccolgono dopo circa 20 giorni. I corimbi vengono recisi alla base; si possono usare delle macchine agevolatrici munite di nastri trasportatori disposti trasversalmente alle file.

Le produzioni sono molto variabili; le cultivar tardive sono più produttive e possono fornire anche 20 t/ha di corimbi.

La produzione italiana di cavolo broccolo è destinata per il 20 per cento circa al consumo fresco e per 80 per cento divisa tra industria ed esportazione.

Per il consumo fresco è auspicabile che i corimbi siano confezionati in film di polietilene alimentare e poi sistemati in cassette o cartoni. Il cavolo broccolo dopo la raccolta ha una elevata attività respiratoria legata alla temperatura ambientale; pertanto, per la conservazione del prodotto solo per alcune settimane è consigliabile la pre-refrigerazione e lo stoccaggio in frigo a 0-2°C e una UR dal 90-95 per cento.

Dopo la raccolta i boccioli fiorali continuano ad accrescersi; l’infiorescenza emette etilene che accelera i processi di senescenza. La quantità emessa è maggiore a temperature elevate.

Esteriormente i primi segni di senescenza sono l’ingiallimento dei sepali dei boccioli fiorali che poi si distaccano.

Il contenuto di vitamina C si riduce a circa il 50 per cento se si conservano i corimbi per 10 giorni a 10°C, mentre non diminuisce se si conservano a 0°C.

 

Aspetti qualitativi

Il cavolo broccolo è un ortaggio che occupa un posto importante in una corretta dieta alimentare, così come tutte le brassicacee.

Cento grammi di parte edule hanno un valore energetico di circa 100 Kj e 90 g di acqua; inoltre ha un basso contenuto di grassi (0,4 g), elevato livello di proteine (3,7 g), fibra alimentare (2,6 g) riboflavina (0,18 mg), tiamina (0,11 mg) vitamina C (100 mg, valore enormemente elevato e che aumenta continuamente man mano che l’infiorescenza matura), vitamina A (3.200 U.I.), rame (0,80 mg), fosforo (74 mg), zolfo (135 mg), acido folico, acido citrico, acido lattico e composti che sembrano contribuire alla diminuzione dell’incidenza del cancro dell’intestino (questi rappresentano un meccanismo protettivo nei confronti di sostanze ad azione mutagena).

 

Avversità
I potenziali nemici del cavolfiore comprendono crittogame, insetti, nematodi, batteri, virus e fitoplasmi, sono numerosi e in gran parte comuni a tutti i tipi di cavolo.

A questi si aggiungono le alterazioni di origine abiotica.


Crittogame:

-         peronospora (Peronospora brassicae);

-         cancro o piede nero (Phoma lingam);

-         alternariosi (Alternaria brassicae e A. brassicicola);

-         ernia (Plasmodiophora brassicae);

-         trachemicosi (Verticillium dahliae);

-         sclerotinia (Sclerotinia sclerotiorum);

-         ruggine bianca (Albugo candida)


Batteriosi:

-         marciume nero o annerimento vascolare (Xanthomonas campestris);

-         marciume molle (Erwinia carotovora var. carotovora);

-         marciume molle delle teste (Pseudomonas talaasii).


Virus:

-         virus del mosaico del cavolfiore (CaMV)


Parassiti animali:

-         afidi (afide ceroso del cavolo, afide verde del pesco);

-         lepidotteri (cavolaia, nottue, tignola delle brassicacee);

-         ditteri (mosca del cavolo);

-         nematodi

 

Fisiopatie:

-         peluria;

-         ottonatura;

-         virescenza, fillodia, frondescenza;

-         fusto cavo;

-         danni da freddo;

-         atrofia dei corimbi o cavolfiori ciechi;

-         laciniatura fogliare