Lattughe

Origine e diffusione

La lattuga (Lactuca sativa L.) si ritiene che abbia come centro di origine primario il Medio-Oriente.

La lattuga romana sembra abbia avuto origine in Italia.

Il maggior produttore mondiale è la Cina con oltre il 30 per cento della produzione, seguono nell’ordine l’India, gli Stati Uniti, la Spagna, il Giappone, l’Italia, La Francia, la Turchia ed il Bangladesh.

La coltivazione in Italia è condotta per oltre il 91 per cento in pien’aria e, nell’ultimo decennio, sia le superfici che le produzioni si sono mantenute sostanzialmente stabili.

Le Regioni in cui è maggiormente presente la coltivazione di questa specie sono la Puglia (28 per cento), la Campania (11 per cento), la Sicilia (10 per cento) ed il Lazio (8 per cento).

La lattuga appartiene alla famiglia delle Asteraceae.

Della L. sativa si conoscono diverse varietà botaniche:

-         var. capitata (L.) Janchen, comunemente denominata lattuga a cappuccio a foglia liscia;

-         var. crispa (L.), comunemente denominata lattuga a cappuccio a foglia riccia

-         var. longifoglia (Lam.) Janchen, comunemente denominata lattuga romana

-         var. acephala (Dill.), comunemente denominata lattuga da taglio, lattughino, lattuga da cogliere

-         var. augustuana (All.), comunemente denominata lattuga asparago o da stelo.

E' una pianta erbacea, annuale, con radice fittonante che si approfondisce generalmente per 30-40 cm.

Per la commercializzazione dei grumoli il fusto deve essere molto corto (da 2 a 5-6 cm) e carnoso.

Sul fusto si inseriscono le foglie il cui numero, forma, dimensione e colore sono variabili in relazione alla varietà botanica ed alla cultivar.

Le foglie sono disposte generalmente a rosetta nelle fasi iniziali di crescita, successivamente diventano più o meno embricate; nella varietà crispa molte di esse avvolgono completamente la foglia precedente, così da formare il grumolo detto anche cespo o cappuccio, avente diversa forma, peso e consistenza.

La nervatura centrale è molto appariscente e costituisce una percentuale elevata della lamina; il colore delle foglie è variabile dal verde chiaro al violetto scuro.

La formazione del grumolo nelle lattughe a foglia riccia inizia quando le foglie della rosetta cominciano ad accrescersi in direzione verticale.

Man mano che le nuove foglie si formano al centro della rosetta il loro margine viene temporaneamente racchiuso dalle foglie erette più vecchie; alla fine anch’esse si dispiegano, diventano erette e si incurvano per dar origine alle foglie involucranti.

Le nuove foglie centrali che progressivamente si formano rimangono sempre più intrappolate fino a racchiudersi nel centro per formare il grumolo.
Nelle lattughe da taglio, o lattughino, la pianta si raccoglie allo stadio di rosetta.
La lattuga forma altre la metà del suo peso durante le tre settimane che precedono la raccolta. Una parte delle radici comincia a morire circa 15 giorni prima della raccolta mentre nello stesso periodo viene formato solo il 9 per cento dell’apparato radicale.

Per la coltivazione della lattuga è preferibile un terreno di medio impasto, fresco, ben drenato, ricco di sostanza organica, con bassa salinità (<1 per cento) e pH compreso tra 6 e 7.

Non è consigliabile la coltivazione su terreni compatti ed asfittici.

A causa della elevata suscettibilità allo sviluppo di fitopatie derivanti da eccesso idrico è necessario garantire lo sgrondo delle acque in eccesso.

A tale scopo, nelle coltivazioni invernali e primaverili è conveniente procedere alla sistemazione del terreno a prose.

La lattuga è una coltura da rinnovo che presenta una bassa esigenza termica e può essere inserita nella rotazione anche come coltura intercalare.

La temperatura minima biologica è di 6 °C e supera agevolmente senza subire danni periodi con temperature comprese tra 0 e 2 °C.

Il ciclo produttivo è molto rapido e variabile in relazione alla cultivar, alle condizioni pedoclimatiche ed all'epoca di trapianto (40-90 giorni).

La lattuga forma oltre la metà del suo peso durante le tre-quattro settimane che precedono la raccolta ed in questo periodo assorbe quasi il 70 per cento degli elementi nutritivi necessari.

Nello stesso periodo, in considerazione del fatto che l’apparato radicale è molto superficiale, è necessario un attento controllo dello stato idrico del terreno per assicurarsi una crescita uniforme ed evitare limitazioni produttive e scadimento qualitativo delle produzioni.

Rispetto alle altre colture orticole, la lattuga necessita di minori quantitativi di elementi nutritivi.

La lattuga inserita in una rotazione è in grado di interrompere agevolmente l’alternanza tra solanacee e cucurbitacee, evitando così i fenomeni di stanchezza del terreno.

E' assolutamente sconsigliata la coltivazione in terreni dove sono presenti lepidotteri, nottuidi, elateridi e miridi.

 

Esigenze pedoclimatiche
Il tipo di terreno che in generale favorisce le migliori condizioni di abitabilità per la lattuga, con conseguenti ripercussioni positive sulla qualità del prodotto, è quello di medio impasto, fresco, ricco di sostanza organica e con pH compreso tra 6 e 7.

Tuttavia, per le colture primaverili sono preferibili i terreni leggeri i quali, per la particolare tessitura che li caratterizza, consente la preparazione del letto di semina o trapianto con maggiore tempestività.

Quest’ultimo tipo di terreno è particolarmente indicato anche per la coltura autunno-invernale nelle zone e/o annate particolarmente piovose.

Per la coltura estiva, invece, sono preferibili terreni a tessitura più fine di buona struttura, contraddistinti da una elevata capacità di ritenzione idrica e da una maggiore conducibilità termica che rende la superficie esposta al sole più fresca rispetto ai terreni sabbiosi.

A causa dell’elevata suscettibilità di questa specie a fito e fisiopatie derivanti da eccessi o deficit idrici, è necessario assicurare un buon drenaggio attraverso la sistemazione del terreno a prose, intervallate da solchi profondi 10-15 centimetri; ciò evita i ristagni superficiali e assicura un maggiore sviluppo degli apparati radicali.

La lattuga è ritenuta una coltura moderatamente tollerante la salinità. Sono state osservate riduzioni pari a circa il 10-20 e 40 per cento, rispettivamente con la conducibilità elettrica di 2,1-3,0 e 4,2 dS m-1.

La fase fenologica più sensibile alla salinità è quella di emergenza o di attecchimento.

Per le irrigazioni di soccorso si deve usare acqua con ECw < 1 dS m-1. La specie presenta basse esigenze termiche.

La temperatura ideale di germinazione del seme è compresa tra i 15 e 18 °C, valori più bassi allungano i tempi di germinazione, mentre quelli più alti favoriscono il fenomeno della dormienza del seme.

Il valore minimo di accrescimento è intorno ai 6 °C, mentre danni da gelo cominciano a verificarsi a partire da -2 °C. In presenza di gelo spesso le piante non vengono totalmente danneggiate, ma si accrescono lentamente e rimangono più piccole.

Con il grumolo già presente, il gelo danneggia prima le foglie involucranti le quali rivestono un importante ruolo di protezione per quelle più interne; tuttavia le foglie danneggiate dal gelo diventano facili ospiti di agenti patogeni che, se favoriti dalle condizioni termo-igrometriche dell’aria, infettano l’intero grumolo.

Temperature medie inferiori a 13°C rallentano notevolmente il ritmo di crescita e ritardano la formazione del grumolo; quelle troppo alte (> 27°C ), invece, stimolano l’allungamento del fusto con formazione di un grumolo poco compatto e foglie di sapore amaro per l’abbondante formazione di latice.

Per ottenere grumoli ben formati e compatti nelle cultivar a cappuccio sono necessarie temperature di 4-6°C di notte e 12-16°C di giorno; invece, temperature superiori a 20-22°C determinano squilibri fisiologici fino all’inibizione della fotosintesi, quando la temperatura supera stabilmente 30°C.

Valori elevati di radiazione solare favoriscono la formazione di grumoli compatti. In condizioni di bassa intensità luminosa si ha lento accrescimento, riduzione della larghezza della lamina fogliare, allungamento del fusto, con conseguente incompleta formazione del grumolo.

Sul processo di formazione del grumolo oltre alla temperatura ed alla intensità luminosa, di notevole rilevanza sono gli effetti esercitati dal fotoperiodo; questo fattore controlla non solo la rapidità di accrescimento e la compattezza del grumolo, ma anche la durata dell’intero ciclo colturale.

 

Rotazione
La rotazione colturale è una pratica indispensabile che permette di:

-         evitare i fenomeni di stanchezza del terreno;

-         conservare ed aumentare la fertilità del terreno;

-         influenzare favorevolmente la struttura del terreno;

-         impedire il diffondersi incontrollato di infestanti e parassiti;

-         ottimizzare l’uso delle risorse idriche naturali;


Questa pratica agronomica deve prevedere l’impiego di specie che migliorano la fertilità del terreno, che non ospitano gli stessi parassiti e che competono con le infestanti; pertanto, é consigliabile inserire nella rotazione agraria le leguminose e le graminacee.

Le precessioni colturali favorevoli per la lattuga sono il frumento, le leguminose ed ortaggi quali: spinacio, carota, patata, pomodoro. Non è consigliabile far seguire la lattuga al ristoppio e farla tornare sullo stesso appezzamento prima di 3-4 anni. Inoltre, non è consigliabile coltivare dopo la lattuga l’indivia, le cicorie, il cavolo cappuccio e le bietole.

In una gestione biologica dell’azienda (che prevede tra l’altro l’interramento dei residui colturali) non è possibile far seguire direttamente la lattuga al frumento.

Infatti, a causa dell’elevato rapporto C/N dei residui pagliosi dei cereali, viene immobilizzata una elevata quantità di azoto presente nel terreno durante la degradazione microbica, rendendolo così non prontamente disponibile per la lattuga.

A questo inconveniente si può ovviare con una letamazione autunnale effettuata prima di impiantare la coltivazione.

Vista la disponibilità sul mercato di cultivar che possono adattarsi alle più varie condizioni climatiche ed ai diversi periodi di coltivazione, la lattuga oggi è possibile coltivarla durante l’intero arco dell’anno. Pertanto, può essere inserita nella rotazione sia come coltura intercalare, che come coltura da rinnovo.

 

Scelta delle cultivar

La grande adattabilità della coltura ed i notevoli progressi del miglioramento genetico registrato negli ultimi anni, consentono una scelta delle cultivar, non solo ai fini della adattabilità all’ambiente di coltivazione, ma anche sotto il profilo del soddisfacimento delle esigenze del mercato.

La scelta della cultivar deve essere orientata in relazione al periodo di coltivazione, all’ambiente pedoclimatico ed alle esigenze di mercato.

La diversa organografia dei cespi nella lattuga, dal punto di vista morfologico e strutturale, permette di distinguere merceologicamente diverse tipologie di prodotto.

La più nota fa riferimento alle lattughe a cappuccio (oltre il 50 per cento tipo " Trocadero), al tipo "iceberg" (Grandi laghi), alle lattughe romane (Bionda lentissima a montare), alle batavie, alle lattughe a cespi aperti o poco chiusi (loose leaf) come Meraviglia delle quattro stagioni.

Le cultivar impiegate nel periodo primaverile ed autunnale devono possedere caratteristiche intermedie in relazione al fotoperiodo ed alla temperatura.

Per le cv adatte al ciclo primaverile è importante la capacità di adattarsi ad un maggiore numero di ore di luce e ai primi innalzamenti termici con una sufficiente resistenza alla salita a seme.

Per quelle autunnali, che svolgono le ultime fasi del ciclo colturale in periodi in cui possono verificarsi i primi repentini abbassamenti termici, non è necessaria una particolare resistenza alla salita a seme, quanto una buona resistenza alle basse temperature.

Le cultivar da impiegare per le coltivazioni estive devono possedere un'elevata resistenza alla salita a seme ed alle elevate temperature, capacità di crescere in condizioni di giorno lungo e un ciclo tendenzialmente medio tardivo per consentire al prodotto di non marcire.

 

Impianto
La scelta delle tecniche di impianto più idonee per la coltura della lattuga costituisce una delle fasi alle quali bisogna prestare più attenzione nella coltivazione biologica.

In tale fase, infatti, si pongono le premesse per ottenere una coltura esente da problemi fitosanitari e con un giusto vigore vegetativo.

La preparazione del letto d’impianto deve puntare, in primo luogo, ad ottimizzare le risorse idriche naturali a disposizione delle colture e ad aumentare la capacità di ritenzione idrica del terreno.

La lattuga ha un apparato radicale superficiale che esplora i primi 30-40 cm di terreno, necessita di un buon drenaggio, non tollera condizioni del terreno asfittiche e terreni compatti.

La preparazione del terreno deve essere effettuata attraverso la lavorazione principale profonda 20-30 cm (preferibilmente la discissura per evitare la rapida ossidazione della sostanza organica, oppure l’aratura tradizionale se è necessario interrare la materia organica come il letame o i residui colturali) e delle lavorazioni secondarie con erpici e/o frese che permettano un ottimo amminutamento del terreno necessario ad ottenere un buon letto di semina.

È necessario realizzare una perfetta baulatura per garantire la regimazione delle acque in eccesso; a tale scopo, nelle coltivazioni invernali e primaverili è conveniente la sistemazione del terreno in prose.

In questo caso l’impianto avviene a due file su prose larghe 50 cm, intervallate da solchi larghi 30-50 cm, profondi 10-15 cm, oppure su prose ospitanti quattro file, sempre intervallate da solchi larghi 30-50 cm.

Se la lattuga segue colture da sovescio è possibile trapiantare direttamente sul terreno così lavorato, oppure, se sono emerse le infestanti è sufficiente un solo passaggio con attrezzi discissori oppure con un erpice a denti o a maglie, oppure con un assolcatore.

Se segue colture ortive è necessario una lavorazione a strisce (ridge-till) con piccoli coltivatori che fresano e contemporaneamente assolcano il terreno (sistemazione a prose).

Nel caso della coltura estiva è sufficiente una fresatura (poco energica) a 3-5 cm di profondità per distruggere le infestanti emerse.

La semina diretta in campo è consigliabile solo nelle coltivazioni estive, per l’ottenimento della lattuga da taglio o lattughino; normalmente si impiegano 5-6 kg/ha di seme.

La semina diretta, inoltre, può essere suggerita anche per le colture estive delle lattughe a cappuccio, laddove più frequenti sono i fenomeni di necrosi marginali delle foglie.

Le piante derivanti da semina diretta, infatti, presentano gli apparati radicali più sviluppati ed efficienti conferendo una maggiore tolleranza alla fisiopatia nelle condizioni di elevata domanda evapotraspirativa dell’ambiente.

Per le coltivazioni autunnali e primaverili è consigliabile il trapianto di piantine aventi 4-5 foglie, provviste di pane di terra, allevate in contenitori alveolati o in cubetti di torba precompressa di 3-4 cm di lato.

Il trapianto, rispetto alla semina diretta, consente:

a) di poter gestire meglio e di risparmiare la risorsa idrica e la fertilità del suolo;

b) avere più tempo per la preparazione del letto d’impianto;

c) di contenere e condizionare più agevolmente lo sviluppo della flora infestante (falsa semina);

d) di sfuggire a escursioni termiche, fitopatie e ad attacchi di insetti che possano verificarsi nei primi 20 giorni di vita delle piantine;

e) di risparmiare sul costo del seme e del diradamento;

f) di garantire la densità ottimale e di favorire una più contemporanea maturazione dei grumoli, risparmiando così sui costi del seme e della di raccolta.

La densità è correlata al tipo di sistemazione del terreno, alla tipologia di coltura, alla cultivar ed alla fertilità del terreno.

Per le lattughe a cappuccio e romane, le piante si possono disporre a file distanti 35-50 cm e a 20-35 cm sulla fila (6-14 piante m-2).

Man mano che aumenta la densità, aumenta la produzione areica ma diminuisce il peso medio dei grumoli.

La densità da scegliere, quindi, è in funzione del mercato di destinazione e dell’impiego del prodotto. La densità più elevata può essere scelta nel caso di destinazione del prodotto per la quarta gamma.

Il trapianto va effettuato a gennaio-febbraio per le coltivazioni primaverili; per le coltivazioni estive le semine sono previste dall’inizio della primavera (aprile) fino a luglio.

Per queste ultime si sceglieranno le cultivar in grado di svilupparsi in condizioni di luminosità e di temperature elevate senza dar luogo alla pre-fioritura.

Per le coltivazioni invernali bisogna scegliere le cultivar a giorno corto (che si adattano a condizioni di luminosità ridotta), tolleranti le basse temperature.

Inoltre, nelle zone più fredde è opportuno proteggere le piantine appena trapiantate con sistemi di copertura (tessuto non tessuto).

Le piantine, generalmente provenienti da vivai specializzati, sono allevate in contenitori alveolati e in 30-40 giorni dalla semina sono pronte per il trapianto (stadio di 4-5 foglie vere).

Esse vengono adagiate al terreno e messe a dimora avendo cura di lasciare il colletto fuori dal terreno; subito dopo, se non sopraggiungono piogge sufficienti ad umettare i primi 10-15 cm di terreno, è necessario effettuare un intervento irriguo per favorire l’attecchimento.

 

Gestione della fertilità

Per un'oculata gestione della fertilità è necessario tenere presente:

-         il posto che la lattuga occupa nella rotazione;

-         potenzialità produttive nella zona di coltivazione;

-         le tecniche agronomiche impiegate;

-         la fertilità residua per le colture successive.

La lattuga si avvantaggia notevolmente della concimazione organica che oltre a svolgere la funzione nutritiva (previa mineralizzazione), assolve a un ruolo fondamentale quale ammendante del suolo migliorandone le caratteristiche chimico-fisiche.

Perciò, per la coltivazione della lattuga all’interno di una rotazione pluriennale non si deve mai prescindere dall’utilizzo della sostanza organica.

Essa può derivare dal letame maturo che deve essere somministrato in autunno in ragione di 40-50 t/ha e con notevole anticipo rispetto all’impianto (3-4 mesi) per evitare la formazione di grumoli spugnosi, oppure dal sovescio di leguminose (tra queste sono da preferire la veccia, il favino, la fava, il trifoglio); tali colture, alla fioritura, saranno sfibrate, triturate ed interrate con l’aratura a 20 cm di profondità.

La lattuga, rispetto alle altre colture orticole, ha bisogno di minori quantitativi di elementi nutritivi. Infatti, nelle diverse cultivar, per ogni 100 kg di prodotto vengono asportati 0,22-0,32 chilogrammi di N, 0,08-0,16 kg di P2O5, 0,5-0,7 kg di K2O, 0,16 kg di Ca, 0,20 kg di MgO, 0,03 kg di Na che, rideriti ad una produzione di 25 t/ha diventano:

 

Produzione (t/ha)

Elementi (Kg/ha)

N

P2O5

K2O

CaO

MgO

Na

25

68

30

150

40

50

8

 

Nel programmare la concimazione bisogna tenere presente che la lattuga a cappuccio assorbe quasi il 70 per cento degli elementi nutritivi nei 20-30 giorni che precedono la raccolta.

Molto importante per questa coltura è la disponibilità dei microelementi; tra questi, il calcio migliora la serbevolezza dei cespi, il magnesio ne accentua la colorazione ed entrambi concorrono ad aumentare la tolleranza alla necrosi marginale (tip burn).

Dopo la raccolta è consigliabile l’interramento dei residui colturali (radice e foglie) e delle infestanti sfuggite per consentire di conservare in parte la fertilità del suolo.

Con l’apporto di questo materiale organico si attua il successivo riciclo degli elementi fertilizzanti in esso contenuti.

Comunque, è opportuno non interrare i residui colturali che manifestano sintomi di malattie i cui agenti eziologici possono conservarsi nel terreno e trasmettersi alle colture successive.

 

Gestione delle risorse idriche

Per una gestione oculata delle risorse idriche l’obiettivo principale è quello di ottimizzare l’impiego delle risorse idriche naturali.

A tal fine bisogna aumentare la capacità di ritenzione idrica del terreno e ridurre al minimo le perdite.

Ciò si può ottenere aumentando il contenuto di sostanza organica nel terreno e migliorando la struttura.

Per ridurre al minimo le perdite di acqua immagazzinata nel terreno si deve lavorare il meno possibile od effettuare delle lavorazioni a strisce, operare una oculata gestione della flora infestante ed adottare tecniche, come la pacciamatura, che, oltre ad altri benefici, permette di ridurre l’evaporazione diretta dell’acqua dal terreno.

Nella programmazione irrigua della coltura, l’aspetto da tenere sempre presente è una razionale distribuzione dell’acqua in modo da evitare sprechi e perdite degli elementi fertilizzanti per lisciviazione e/o erosione.

Questa specie necessita di un livello di umidità abbastanza costante nell’ambito della rizosfera, durante tutto il ciclo colturale.

Generalmente, si stima che bisogna irrigare quando il terreno ha perso circa il 30 per cento dell’acqua disponibile.

Periodi di stress idrici sono dannosi per la qualità e la quantità delle produzioni, soprattutto se si verificano subito dopo il trapianto oppure nell’ultimo mese del ciclo colturale.

Per le lattughe romane e a cappuccio, molto importante sono le 3-4 settimane che precedono la raccolta perché in questo periodo si forma oltre la metà del peso dei grumoli e nelle ultime 2 settimane una parte delle radici comincia a morire.

Pertanto, in questa fase, a fronte di una maggiore richiesta idrica della pianta c’è una minore capacità di assorbimento da parte delle radici.

Nel periodo che precede la raccolta è necessario porre particolare attenzione all’irrigazione, evitando deficit o eccessi idrici nel terreno, che possono favorire l’insorgenza della necrosi marginale o la formazione di grumoli spugnosi; ciò può verificarsi anche se prima dell’adacquata la coltura è stata sottoposta a stress idrico.

Inoltre, i grumoli della lattuga a foglia riccia tendono a spaccarsi nella parte superiore se, quando già maturi, la coltura viene irrigata abbondantemente o sopraggiungono delle piogge.

Gli stress idrici vanno accuratamente evitati in quanto determinano effetti negativi sulla qualità del cespo (sapore amaro, grumoli poco serrati, allungamento del fusto e pre-fioritura).

Al trapianto, in mancanza di piogge sufficienti ad umettare i primi 10-15 cm di terreno, è sempre necessario effettuare 1-2 adacquate con 200-300 m3/ha distanziati di 3-5 giorni.

In tal modo le piantine vengono messe nelle condizioni di superare agevolmente le crisi di trapianto. Per la gestione dell’irrigazione della coltura è necessario tenere in considerazione che l’apparato radicale della lattuga è molto superficiale (in media raggiunge 30-40 cm di profondità), soprattutto nelle colture invernali, per cui bisogna irrigare utilizzando bassi volumi di adacquamento (200-300 m3/ha) in relazione anche al tipo di terreno ed al metodo irriguo. In tal modo si eviterà anche la lisciviazione degli elementi fertilizzanti, soprattutto nei terreni più sciolti e nei periodi più piovosi.

Il consumo idrico può variare tra 1500 e 2000 m3/ ha in relazione all’epoca di coltivazione ed all’andamento climatico.

Il volume stagionale di irrigazione varia in relazione al consumo idrico ed alle piogge utili (generalmente è più elevato nella coltura primaverile rispetto all’autunnale) e può superare, talvolta, i 1000 m3/ha.

Molta attenzione dovrà essere rivolta alla qualità dell’acqua irrigua, essendo la lattuga una coltura che soffre notevolmente situazioni di stress salino: si consiglia di non usare acqua irrigua con conducibilità elettrica superiore a 1 dS m-1.

I metodi irrigui consigliati sono quello per aspersione, infiltrazione laterale da solchi e localizzato a bassa pressione (goccia).

Quest’ultimo metodo è da preferire per l’elevata efficienza ed uniformità di distribuzione dell’acqua e per ridurre l’incidenza di fisiopatie e fitopatie. Inoltre, viene impiegato quando viene praticata la pacciamatura.

 

 

 

Gestione della flora infestante


Le infestanti più comuni nella coltura della lattuga che si ritrovano nei diversi periodi dell’anno sono: Capsella bursa-pastoris  (L.) Medik, Chenopodium album L., Fumaria officinalis L., Stellaria media (L.) Vill., Lamium amplexicaule L., Papaver rhoeas L., Solanum nigrum L., Sonchus oleraceus L., Polygonum spp., Portulaca oleracea L., Amaranthus spp., Echinochloa crus-galli (L.) Beauv., Digitaria sanguinalis (L.) Scop., Urtica urens L..

Nelle aziende biologiche si deve ottenere una stabilizzazione dell’agroecosistema aziendale con l’obiettivo di impedire la diffusione incontrollata delle infestanti.

Il fine è quello di realizzare nel terreno un’associazione floristica composta da numerose specie presenti singolarmente con una bassa frequenza ed aventi complessivamente scarsa competizione nei confronti della coltura.

Questo si realizza attuando oculati programmi preventivi che permettono di creare nel terreno un ambiente sfavorevole alla diffusione e allo sviluppo incontrollato delle infestanti.

Le infestanti sono dannose perché:

-         sottraggono acqua ed elementi nutritivi al terreno;

-         possono influenzare negativamente la fotosintesi per l’ombreggiamento che determinano;

-         esercitano un’azione sfavorevole sullo sviluppo radicale della coltura o ritardano la germinazione dei semi a causa delle sostanze allelopatiche secrete;

-         peggiorano la qualità dei grumoli (grumoli poco compatti, aumento del contenuto di nitrati.

Si stima che se le malerbe infestano la coltura della lattuga per oltre 20 giorni dopo l’emergenza la produzione può ridursi del 30 per cento; se la competizione supera i 40 giorni la riduzione può superare il 60per cento e se le malerbe non si eliminano la produzione può anche annullarsi.

Quando la competizione dura per un lungo periodo si hanno grumoli più piccoli, spugnosi e di scarso valore commerciale.

Alcune specie infestanti come Chenopodium, Stellaria e Amaranthus possono risultare particolarmente dannose anche con una bassa densità per l’elevata competizione che possono esercitare sulla coltura.

Per la coltura della lattuga si possono mettere in atto sia gli interventi preventivi che diretti.

Tra i primi si segnalano in particolare:

-         una corretta rotazione colturale che consente di creare e mantenere nel tempo un equilibrato rapporto dinamico tra le infestanti e le colture;

-         il controllo di tutte le infestanti presenti nelle zone incolte che devono essere distrutte prima che maturino i semi (con zappe, decespugliatori, pirodiserbo, ecc.);

-         la falsa semina con successiva eliminazione delle plantule emerse con una leggera fresatura o erpicatura;

-         l’irrigazione a micro-portata che, umettando una ridotta superficie di terreno, limita l’emergenza e lo sviluppo delle infestanti nelle zone non umettate;

-         la pacciamatura che, oltre a ridurre la pressione della flora infestante, assolve ad altri importanti compiti.

Tra gli interventi diretti attuabili in presenza della coltura si segnalano:

-         la sarchiatura meccanica dell’interfila che, oltre a distruggere le infestanti emerse, favorisce l’arieggiamento del terreno e impedisce le perdite di acqua per risalita capillare (molto importanti in primavera ed estate);

-         la scerbatura manuale o con l’aiuto di zappe.

La pacciamatura per la lattuga è una pratica molto importante ed in continua diffusione. Si prestano le coltivazioni impiantate con il trapianto, sia quelle a ciclo autunnale ma, soprattutto, quelle primaverili ed estive.

La pacciamatura ha molti aspetti positivi, quali:

-         migliora sia quantitativamente che qualitativamente la produzione;

-         limita le perdite di acqua per evaporazione dal terreno;

-         limita lo sviluppo delle infestanti;

-         migliora la fertilità del terreno per il miglioramento dell’attività biologica;

-         crea un micro-clima tellurico più favorevole all’accrescimento delle radici riducendo i rischi della manifestazione di fisiopatie (es.: tip burn);

-         evita il contatto diretto delle parti eduli con il terreno impedendo che le stesse si sporchino di terra veicolata dagli schizzi di pioggia;

-         evita che le foglie basali abbiano contatto con il terreno o con i residui delle colture precedenti, talvolta ospiti e/o veicolo di agenti patogeni.

La copertura del terreno si può realizzare con materiale naturale inerte (foglia, trucioli di legno, torba) o artificiale (polietilene scuro).

La pacciamatura viene realizzata, di solito, contestualmente alle operazioni di trapianto.

 

Altre operazioni colturali

Molto importante per la lattuga è la copertura della coltura con tessuto non tessuto che consente, sia per le coltivazioni a ciclo autunno-invernale che per quelle a ciclo primaverile, di limitare i rischi di gelate e dei problemi fitopatologici che ne conseguono.

Le piante di lattuga coperte con il tessuto non tessuto risultano protette anche dagli attacchi di afidi, tripidi, lepidotteri, ecc. che, oltre ai danni diretti, sono spesso vettori di virus; pertanto, le parti eduli risultano più pulite e indenni da malattie virotiche.

Inoltre, questo tipo di copertura riduce l’energia cinetica delle gocce di acqua (pioggia o irrigazione per aspersione) limitando la formazione della crosta superficiale, l’azione erosiva sul terreno e l’inquinamento delle foglie della coltura con il terreno veicolato dagli schizzi.

Il tessuto non tessuto va ancorato, lateralmente alla prose, con zolle di terra; ciò, oltre a non ostacolare l’insolazione e l’arieggiamento naturale, favorisce anche un miglior mantenimento dell’umidità del terreno.

I teli possono essere riutilizzati almeno per 3-4 anni. Il bassissimo peso specifico del telo (10 g/m2) ne consente il facile sollevamento da parte delle piante durante il loro sviluppo.

 

Raccolta
La raccolta avviene in una sola volta per le lattughe da taglio o lattughino, mentre per tutte le altre avviene in 2-3 passate.

La durata del ciclo colturale dipende dalle cultivar e dall’epoca di impianto:

-         40-60 giorni per la coltura estiva;

-         50-60 giorni per trapianti effettuati in settembre-ottobre o febbraio-marzo;

-         60-90 giorni trapianti effettuati nel tardi autunno.

Le lattughe a cappuccio si raccolgono quando i grumoli raggiungono dimensioni e compattezza ottimali. Generalmente quelli maturi non si deformano con il tasto.

La compattezza è ottimale quando, sezionando il grumolo, si evidenziano piccoli spazi tra una foglia e l’altra.

Se sono immaturi lo spazio è eccessivo, mentre la loro mancanza è sintomo di inizio della senescenza (troppo compatti) che conferisce alle foglie il sapore amaro.

La raccolta viene effettuata tagliando il cespo alla sua base, eliminando le foglie più esterne e confezionando in cassette o cartoni.

Nelle colture uniformi si possono raccogliere dal 70 al 90 per cento dei grumoli con una sola passata.

E' consigliabile raccogliere nelle ore più fresche della giornata in modo da evitare il rapido deperimento del prodotto. Infatti, la lattuga presenta una elevata attività respiratoria che ne riduce il tempo di conservazione.

Pertanto, per allungare il periodo di conservazione è utile far ricorso ad una delle seguenti tecniche:

-         pre-refrigerazione, anche in semplici stanze fredde, che si attua sotto vuoto (vacuum cooler); avviene in 15-30 minuti portando la temperatura dei cespi a 0,6-2°C;

-         idro-refrigerazione con l’immersione o la bagnatura del cespo con acqua fredda (con 100-200 ppm di cloro);

-         conservazione in frigo anche per 10-15 giorni a temperature di 0°C e umidità relativa pari a 90-95 per cento; è opportuno proteggere le confezioni con film plastici per evitare eccessive perdite di acqua.

Durante il trasporto e la commercializzazione è necessario mantenere la temperatura a valori compresi tra 0 e 2°C.

 

Aspetti qualitativi

Le differenti tipologie di prodotto esistenti presentano differenze piuttosto importanti per alcune caratteristiche di qualità, quali il contenuto di acqua e la composizione chimica; inoltre, diversa è l’attività respiratoria dei cespi aperti e chiusi durante la conservazione.

Sotto quest’ultimo aspetto i cespi aperti o poco serrati accusano dopo la raccolta e durante la conservazione un rapido deterioramento dei tessuti a causa della loro elevata attività respiratoria, la quale si intensifica con l’innalzarsi della temperatura.

In media, 100 g di parte edibile contiene 92 g di acqua, 1,1 g di proteine, 0,3 g di lipidi, 3 g di glucidi, 0,6 g di fibra, 1 mg di ferro, 53 mg di calcio, 25 mg di fosforo, 270 mg di potassio ed un contenuto calorico pari a circa 19 kcal. Le lattughe romane hanno un più elevato contenuto di potassio e di vitamine A, B2 e C.

Le lattughe sono richieste dal consumatore fresche, belle, buone, sane, non prefiorite, pulite, prive di odori e/o sapori estranei, ben confezionate e presentate.

Il peso minimo deve essere di almeno 150 g; quelle di tipo Iceberg di almeno 300 g.

I livelli massimi ammissibili di NO3 (espressi come mg Kg-1 di prodotto fresco) dal regolamento della Commissione europea N. 194 del 3/1/97 sono di 4.500 e 3.500 per cespi raccolti, rispettivamente dall’1/10 al 3/3 e dall’1/4 al 30/9 per la coltura protetta; per la coltura in pien’aria, i limiti sopra riportati vengono ridotti a 2.500 per il periodo dall’1/5 al 31/8.

 

Avversità

Tra le principali avversità della lattuga si segnalano sia le alterazioni di natura parassitaria che le fisiopatie (ingiallimenti e avvizzimenti delle foglie) causate da condizioni di temperatura e umidità non ottimali.

Le avversità di natura parassitaria.

Crittogame

-         peronospora (Bremia lactucae);

-         marciume del colletto (Sclerotinia sclerotiorum, S. minor, Botrytis cinerea);

Batteriosi

-         marciume batterico (Pseudomonas cichorii, Erwinia carotovovora var. carotovora);

Virus

-         virus del mosaico del cetriolo (CMV);

-         virus del mosaico della lattuga (LeMV);

Parassiti animali

-         afidi (afide verde del pesco, afide delle cucurbitacee, afidone della patata);

-         lepidotteri (nottua del cavolo, nottua gamma, nottua delle messi, nottua del pomodoro);

-         coleotteri (elateridi);

-         nematodi;

-         ditteri (tipule);

-         insetti terricoli (grillotalpa);

-         molluschi.

Nel periodo primaverile e autunnale è importante disporre di cultivar tolleranti a Bremia e, in generale, alle batteriosi mentre è meno importante l' eventuale tolleranza al virus del mosaico della lattuga (LMV) ed al tip burn. Nel periodo estivo,invece, il discorso si inverte.