Melanzana

Origine e diffusione

La melanzana (Solanum melongena L.) viene coltivata nelle regioni a clima temperato e caldo.

La pianta è originaria dell'India ma ha un secondo centro di diversificazione in Cina; il 90 per cento della superficie mondiale è coltivata in Asia.

L'interesse verso la coltura è cresciuto negli ultimi quindici anni durante i quali, nei principali Paesi produttori, si è assistito ad un aumento della superficie e delle produzioni non irrigue.

 

Caratteristiche botaniche

La melanzana appartiene alla famiglia delle solanacee, ed è una pianta perenne.

L'apparato radicale è fittonante, il fusto eretto, erbaceo e parzialmente lignificato, di altezza anche superiore ai 70 cm.

Le foglie sono semplici, ampie, con pagina superiore tomentosa e con un picciolo di circa 5 cm. I fiori sono ascellari, grandi, con petali di colore violetto, stami gialli, singoli o riuniti in grappoli, il calice è persistente e, a maturità, avvolge la parte superiore del frutto.

Il frutto è una bacca che si sviluppa a seguito di autoimpollinazione, è generalmente voluminoso, di forma allungata e sferica, carnoso a polpa bianca con molti semi; il colore della buccia può essere violaceo, bianco o giallo.

La melanzana è una specie primaverile-estiva che, in alcune zone, può anche spingere il suo ciclo colturale fino in autunno.

Predilige un terreno soffice e fresco, di medio impasto o sabbioso, di buona fertilità ed un regime idrico elevato.

Sono da evitare i terreni compatti ed asfittici e situazioni di eccesso idrico che ne compromettono la capacità produttiva e le caratteristiche esteriori ed organolettiche dei frutti.

La coltura è molto sensibile alle variazioni di temperatura e di luminosità.

Danni irreversibili si hanno con temperature prossime allo zero e prolungate nel tempo.
La melanzana richiede diverse operazioni colturali, quali la rincalzatura, la pacciamatura e la potatura verde.

Negli ambienti dell'Italia meridionale la coltivazione viene praticata in aree dove si dispone di acqua per l'irrigazione a causa delle elevate esigenze idriche della coltura non sufficientemente compensate dalle piogge.

Infatti, la melanzana è molto sensibile agli squilibri idrici e richiede un regime idrico del terreno molto regolare.

La coltura presenta particolari esigenze nei confronti del potassio e dell'azoto.

E' assolutamente sconsigliato coltivare la melanzana prima o dopo se stessa o un'altra specie appartenente alla stessa famiglia botanica.


Esigenze pedoclimatiche

In Italia la melanzana è coltivata soprattutto nelle zone meridionali dove si concentra il 75 per cento della produzione; le regioni dove la coltura è maggiormente diffusa in pien'aria sono la Campania, il Lazio, la Puglia, la Sicilia e la Calabria.

Prima di realizzare l'impianto bisogna sempre verificare che l'area interessata risponda alle esigenze pedoclimatiche della coltura.

La melanzana, in quanto sensibile ai ristagni idrici a livello radicale e del colletto, non può essere coltivata in terreni compatti che facilmente diventano asfittici.

Necessita di terreni di medio impasto freschi o sabbiosi, che garantiscono un buon drenaggio e mantengono sufficientemente stabile nel tempo il loro stato strutturale.

Inoltre, i terreni devono essere dotati di una buona disponibilità di elementi nutritivi e di acqua. L'apparato radicale ha la capacità di esplorare fino a 50-60 cm di profondità, preferisce terreni con pH compreso tra 5,5 e 7 e con calcare totale e attivo inferiore al 10 per cento.

La melanzana è molto sensibile alle variazioni di temperatura e luminosità. Le condizioni ottimali di vegetazione si realizzano con temperature tra 16 e 25°C.

Inoltre, pur adattandosi alle varie condizioni di fotoperiodo, la melanzana non tollera le situazioni di scarsa intensità luminosa, perché influiscono negativamente sulle fasi iniziali di vegetazione, sulla fioritura e sulla fruttificazione.

Lo zero di vegetazione è compreso tra 10 e 12 °C, le situazioni ottimali di impollinazione sono 20-25 °C di temperatura e 60-65 per cento di umidità relativa.

Temperature al di sopra di 28-30 °C rallentano la crescita e lo sviluppo e determinano cascola fiorale, deformazioni e ingiallimenti fogliari; venti caldi da scirocco e temperature alte provocano scottature sui frutti esposti al sole.

La melanzana tollera, più del peperone, un'elevata concentrazione della soluzione circolante per cui può essere coltivata nei terreni moderatamente salini ed irrigata con acqua che presenta moderata salinità: acqua con 1,5-2,5 dS m-1 è ben tollerata dalla coltura.

 

Rotazione

La melanzana è una tipica coltura sarchiata primaverile-estiva che, durante il ciclo vegetativo, necessita dell'operazione di rincalzatura e/o della pacciamatura; queste provocano un consistente potere rinettante nei confronti delle infestanti.

A causa dell'elevata suscettibilità di questa specie a diversi parassiti tellurici quali Verticillium spp., Phythium spp., Sclerotinia spp., Rhizoctonia spp., Phytophtora, si consiglia di non far ritornare la coltura, o specie appartenenti alla stessa famiglia, prima di quattro anni.

La melanzana può essere in pratica preceduta o seguita da tutte le specie da orto a ciclo vernino-primaverile, da cereali, da leguminose.

 

Scelta delle cultivar

Le condizioni pedoclimatiche della zona di coltivazione determinano la scelta delle cultivar più idonee per la resistenza/tolleranza alle avversità biotiche ed abiotiche, per le caratteristiche produttive e per le qualità merceologiche.

La specie è caratterizzata da una grande eterogeneità di forme, pezzatura e colore delle bacche. Questa eterogeneità dipende dalle differenti richieste di impiego del prodotto: mercato interno fresco o industria di trasformazione.

La scelta delle cultivar è condizionata anche dagli usi e costumi delle diverse aree in cui il prodotto si è diffuso e viene commercializzato.

 

Impianto
La scelta delle tecniche di impianto più idonee per la coltura della melanzana, costituisce una delle fasi alle quali bisogna prestare più attenzione nella coltivazione biologica.

In tale fase, infatti, si pongono le premesse per ottenere una coltura esente da problemi fitosanitari e con un giusto vigore vegetativo.

La melanzana ha un apparato radicale poco profondo ed espanso, non tollera condizioni asfittiche e terreni compatti, necessita di un rifornimento idrico costante.

E' pertanto necessaria la sistemazione del letto d'impianto che faciliti lo sgrondo dell'acqua in eccesso e/o ne favorisca la penetrazione nel terreno.

Per favorire una buona areazione della rizosfera, migliorare la capacità di ritenzione idrica e la permeabilità del terreno, è utile effettuare la lavorazione principale alla profondità di 30-40 cm utilizzando aratri discissori che, agli effetti positivi descritti, associano il vantaggio, rispetto all'aratura tradizionale, di non depauperare la materia organica presente nel terreno.

Tuttavia, se il terreno presenta una buona sofficità può essere sufficiente l'esecuzione di una lavorazione a strisce (ridge-till) con piccoli coltivatori o il trapianto su sodo. In questi ultimi casi, per l'eliminazione delle infestanti presenti, si può eseguire il pirodiserbo a strisce o su tutta la superficie.

Inoltre, qualora venga somministrato il letame, per il suo interramento è necessaria un'aratura profonda 20-30 cm.

L'aratura profonda 15-20 cm è invece necessaria se la coltura è preceduta dal sovescio.
Prima del trapianto sarà infine necessario l'amminutamento del terreno con un'erpicatura eseguita con erpice a denti rigidi.

 

Gestione della fertilità

Per un'oculata gestione della fertilità del terreno bisogna tenere presente:

-         il posto che la melanzana occupa nella rotazione;

-         la fertilità del terreno in macro e micro-elementi;

-         la cultivar scelta;

-         la produttività della stessa nella zona di coltivazione;

-         le tecniche colturali;

-         la fertilità residua per le colture successive.


La melanzana si avvantaggia notevolmente della fertilizzazione organica e questa, oltre a svolgere una funzione nutritiva, assolve un ruolo fondamentale quale ammendante, incidendo sulle caratteristiche chimico-fisiche del terreno.

Perciò, per la coltivazione della melanzana all'interno di una rotazione pluriennale, non si deve mai prescindere dall'impiego della sostanza organica (letame, colture da sovescio).

A tal fine, sono necessari 40-60 t/ha di letame maturo o leguminose da sovescio (veccia, favino, fava, trifoglio) che saranno sfibrate, triturate e interrate con l'aratura a 20 cm di profondità.

In questo modo si favoriscono i processi di umificazione della sostanza organica e si predispone il terreno al trapianto diretto sul terreno così lavorato.

Le esigenze nutritive sono elevate ma il fabbisogno totale può essere assicurato da terreni fertili e ricchi di sostanza organica. Per produrre 100 kg di bacche la pianta assorbe:

-         390 g di N

-         210 g di P2O5

-         600 g di K2O

-         20 g di CaO

-         60 g di MgO

Pertanto, per una produzione di 25 t/ha le asportazioni saranno quelle riportate in tabella.

Produzione (t/ha)

Elementi (Kg/ha)

N

P2O5

K2O

CaO

MgO

25

200

53

150

5

15

 

 


Per la melanzana è molto importante che il terreno sia dotato in microelementi come rame, boro, zinco, manganese e ferro.

Questi sono determinanti per ottenere un buon accrescimento delle piante e sembra che contrastino l'insorgere di alcune patologie.

Generalmente, nei terreni ben dotati di sostanza organica (letame), i microelementi sono sempre sufficientemente rappresentati.

 

Gestione delle risorse idriche

Nella gestione delle risorse idriche, l'obiettivo principale è quello di ottimizzare le risorse naturali disponibili.

Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso una serie di pratiche agronomiche orientate da una parte ad aumentare le risorse idriche disponibili e dall'altra a limitarne il consumo.

Le risorse idriche potranno essere aumentate attraverso il miglioramento della "capacità di invaso", dello strato di terreno esplorabile dalle radici realizzato con quelle operazioni colturali che favoriscono la struttura e la sua stabilità (interramento di sostanza organica, lavorazioni, rotazioni).

Il risparmio delle risorse idriche disponibili sarà realizzato, invece, attraverso la scelta di cultivar poco vigorose, l'impiego di basse densità di impianto, l'esecuzione della potatura verde, l'impiego del trapianto, il ritardo dell'epoca d'impianto, la corretta gestione della flora infestante, l'esecuzione della sarchiatura, l'impiego della pacciamatura, l'irrigazione con metodi irrigui localizzati.

L'impiego delle tecniche che migliorano la "capacità di invaso " del terreno creano, inoltre, condizioni chimico-fisiche e biologiche che favoriscono il proliferare delle radici e, quindi, l'efficienza dell'assorbimento idrico.

La quantità di acqua immagazzinata nel terreno all'inizio del ciclo colturale sarà in relazione alle caratteristiche intrinseche dello stesso (tessitura, profondità, struttura), all'acqua residua della coltura precedente e all'andamento termopluviometrico precedente l'impianto della coltura.

La razionale distribuzione dell'acqua rappresenta l'aspetto da tenere presente nella programmazione irrigua della coltura in modo da evitare sprechi e soprattutto perdite di elementi nutritivi per lisciviazione e/o erosione.

In orticoltura biologica si irriga per prevenire nei tessuti della pianta stress idrici pregiudizievoli per un esito economicamente sostenibile del sistema colturale prescelto.

Tra le solanacee la melanzana è la più resistente alla siccità perché ha un migliore bilancio idrico dei tessuti legato ad un migliore controllo della traspirazione. Inoltre, in condizioni di stress-idrico, gli stomi si chiudono gradualmente e la fotosintesi non subisce arresti repentini.

Temperature superiori a 32°C e bassi valori di umidità relative favoriscono l'insorgere di una fisiopatia che si manifesta a carico delle bacche e consiste nella produzione massiccia di seme che facilmente si distacca dalla polpa rendendo le bacche di qualità scadente e difficilmente commerciabili.

La pianta, infatti, non riuscendo ad equilibrare la domanda evapotraspirativa, reagisce anticipando l'induzione a seme.

Per ovviare ciò si suggerisce di anticipare a fine Aprile l'epoca di trapianto in modo da concentrare il 50-60 per cento della produzione totale prima del periodo critico e rinviare la restante produzione nei mesi di settembre-ottobre attraverso drastici interventi di potatura.

L'irrigazione sarà assicurata impiegando metodi irrigui localizzati che oltre a risparmiare acqua limitano le condizioni microclimatiche favorevoli allo sviluppo di patogeni a carico degli organi epigei.

Si consiglia di adottare le seguenti variabili irrigue:

-         limite di intervento irrriguo pari al 50-60 per cento dell'acqua disponibile nella zona di terreno maggiormente interessata dalle radici;

-         volume di adacquamento pari al reintegro dell'acqua consumata. In generale oscillerà tra 150 e 200 m3/ha nei terreni sabbiosi, tra 200 e 250 m3/ha per quelli di medio impasto e tra 250 e 350 m3/ha per i terreni argillosi di buona struttura; i volumi più bassi saranno somministrati nelle prime fasi del ciclo colturale quando lo strato di terreno esplorato dalle radici è meno profondo, quelli più alti successivamente

Qualora si disponga di acque salmastre bisogna considerare che questa specie risulta mediamente sensibile la salinità con valore soglia di 1,1 dS m-1 più basso rispetto ad altre solanacee come peperone e pomodoro, una pendenza anch'essa più bassa tanto da conferirgli, nel complesso, una minore sensibilità.

Tuttavia, a causa dei danni che l'impiego di questo tipo di acqua può arrecare all'ambiente, soprattutto se la salinità deriva dalla presenza di sodio, è da auspicare il suo impiego a soli interventi di soccorso.

 

Gestione della flora infestante

Nelle zone meridionali, le infestanti più presenti nella coltura della melanzana sono  - - tra le annuali:

Solanum nigrum, L, Amaranthus spp., Chenopodium spp., Senecio spp., Polygonum spp., Portulaca spp., Poa spp., Lolium spp., Echinochloa spp.;

- tra le perenni:

Cyperus spp., Cynodon spp.,Convolvulus spp.


Nelle aziende biologiche si deve ottenere una stabilizzazione dell'agroecosistema aziendale con l'obiettivo di impedire la diffusione incontrollata delle infestanti.

Il fine è quello di realizzare nel terreno un'associazione floristica composta da numerose specie presenti singolarmente con una bassa frequenza ed aventi complessivamente scarsa competizione nei confronti della coltura.

Questo si realizza attuando oculati programmi preventivi che permettono di creare nel terreno un ambiente sfavorevole, già a priori, alla diffusione e allo sviluppo incontrollato delle infestanti.

Tra tutti gli interventi preventivi da mettere in atto per la coltura della melanzana si segnalano in particolare:

-         l'eliminazione sistematica, manualmente o con il pirodiserbo, delle infestanti presenti lungo le scoline o negli incolti per evitare la disseminazione;

-         una corretta rotazione che consente di creare e mantenere nel tempo un equlibrato rapporto dinamico tra le infestanti e le colture;

-         l'irrigazione a microportata che umettando una ridotta superficie di terreno limita il totale ricoprimento delle stesso ad opera delle infestanti.

Gli interventi diretti sono:

-         la falsa semina prima dell'impianto;

-         la pacciamatura che oltre a ridurre la pressione della flora infestante assolve ad altri importanti compiti;

-         la rincalzatura, fatta 20 giorni dopo il trapianto, consente di eliminare la flora infestante presente e di rendere soffice il terreno, pronto per essere pacciamato. L'operazione apportando terreno al piede delle piante evita situazioni di eccessiva umidità al colletto, sostituisce il tutoraggio e facilita lo sgrondo delle acque in eccesso che provocano l'insorgere di malattie causate da patogeni tellurici (Rhizoctonia solani).

Per la coltivazione della melanzana spesso è utile far ricorso alla pacciamatura per conseguire i seguenti benefici:

-         migliorare gli aspetti quanti-qualitativi delle produzioni;

-         limitare le perdite di acqua per evaporazione;

-         controllare lo sviluppo della flora spontanea;

-         migliorare la fertilità del suolo;

-         creare un microclima più favorevole all'accrescimento delle radici;

-         evitare il contatto diretto dei frutti con il terreno.

La copertura del terreno si può realizzare con materiale naturale inerte (paglia, trucioli di legno, letame, torba) o artificiale come il polietilene scuro.

La tecnica del trapianto consente due modalità differenti di pacciamatura:

-         su un terreno in piano o leggermente baulato, viene sistemato lungo il filare il tubo del microirrigatore e sopra di questo il foglio di polietilene scuro;

-         su un terreno in piano le piantine vengono messe a dimora e poi lungo il filare viene sistemato il tubo del microirrigatore.

Dopo 20 giorni si provvede ad effettuare una rincalzatura cui farà seguito la disposizione del materiale pacciamante. La rincalzatura ha lo scopo di apportare terra al piede della pianta favorendo un migliore ancoraggio delle stesse.

 

Altre operazioni colturali

Dal momento della messa a dimora delle piantine, la melanzana richiede alcuni interventi sulla pianta legati a particolari esigenze.

La scacchiatura, detta anche sfemminellatura, viene effettuata manualmente e consiste nell'eliminazione di getti ascellari posti nel tratto di fusto al di sotto della prima biforcazione.

Questi, infatti, sono sterili e producono frutti di pezzatura ridotta, di qualità scadente che, spezzandosi, possono provocare ferite sul fusto.

Il momento più indicato per questa operazione è l'inizio della fioritura.

Un'altra operazione di potatura verde è la sfogliatura che consiste nell'eliminare, durante il ciclo colturale, le foglie basali ingiallite che, altrimenti, oltre ad ostacolare una buona areazione della vegetazione favoriscono, essendo più a contatto del terreno, l'insorgere di malattie.

In zone esposte all'azione del vento forte, è opportuno predisporre il tutoraggio delle piante o dei frangiventi.

Il tutoraggio viene effettuato a circa 20 giorni dal trapianto disponendo lungo il filare dei paletti distanti tra di loro 6-8 metri e uniti tra loro da fili di nylon a cui si sosterranno le piante.

Per prolungare il periodo di fruttificazione può essere utile l'eliminazione, verso la fine del ciclo produttivo, delle ramificazioni principali per stimolare la pianta all'emissione di nuovi germogli.

A fine annata, per accelerare la maturazione degli ultimi frutti, si esegue la cimatura che consiste nell'asportare l'ultimo tratto della branca.

Inoltre, in zone in cui si temono attacchi consistenti di afidi e lepidotteri, è consigliabile coprire le piante con reti di tessuto non tessuto.


Raccolta
La raccolta della melanzana avviene scalarmente, tra luglio e novembre in relazione anche all'epoca di trapianto. Le bacche si raccolgono quando hanno raggiunto indicativamente i 2/3 dell'accrescimento massimo (tre-quattro settimane dopo l'allegagione), con un peso medio che, per alcune cultivar, raggiunge i 500 g.

A questo stadio di maturazione l'epicarpo si presenta particolarmente lucido, la polpa è bianca, succosa e i semi presentano una colorazione biancastra.

A maturazione fisiologica le caratteristiche peggiorano notevolmente: l'indice più manifesto è la presenza di semi, scuri e duri che rendono la bacca non ottimale per il consumo; esteriormente l'epicarpo perde la caratteristica lucentezza, il colore è meno intenso e lo stesso vira verso il bruno cuoio.

Le bacche, essendo raccolte prima della maturazione fisiologica, presentano un'intensa attività metabolica.

Per questo motivo i tempi di conservazione sono ridotti a solo 15-20 giorni in condizioni ottimali (temperatura non inferiore a 8-9 °C e umidità relativa pari a 85-90 per cento).

Se la temperatura di conservazione è inferiore a 7°C, sulle bacche si evidenziano danni da freddo che consistono in raggrinzimento, decolorazione della buccia, macchie depresse che diventano subito preda di funghi e batteri.

 

 

Aspetti qualitativi

Le caratteristiche merceologiche dei frutti peggiorano notevolmente man mano che ci si approssima alla maturazione fisiologica; la presenza di semi bene evidenti lungo le colonne placentari costituisce di norma l'indice più manifesto del superamento dello stadio ottimale per il consumo.

Gli indici esteriori più evidenti sono costituiti, secondo i tipi, dalla perdita della tipica lucentezza dell'epicarpo, dall'attenuazione della colorazione e, negli stadi più avanzati, dal viraggio al colore bruno-cuoio dell'epicarpo.

Per la melanzana, come per altri ortaggi, sono state stabilite norme di qualità che ne consentono la commercializzazione all'interno dell'U.E.

Il Regolamento C.E. 1292/81 fissa le regole per il prodotto non destinato alla trasformazione industriale che risulta suddiviso in due categorie: lungo e globoso.

Le bacche avviate alla commercializzazione, dopo la selezione e il condizionamento, devono presentarsi:

-         mature con la polpa non fibrosa o legnosa e i semi ancora non maturi);

-         intere (il prodotto non deve avere subito danni che lo rendono incompleto o ne alterino l'integrità);

-         consistenti e di aspetto fresco;

-         sane;

-         pulite;

-         munite di calice e peduncolo anche se lievemente danneggiati;

-         prive di umidità esterna anormale.


Avversità
La melanzana può venire attaccata da numerosi parassiti animali, da funghi, oltre che da virus e da batteri.

Tra le fisiopatie si segnalano i danni da basse ed alte temperature.


Le avversità di natura parassitaria.

Crittogame:

-         tracheomicosi (Verticillium dahliae);

-         muffa grigia (Botrytis cinerea);

-         oidio o mal bianco (Leveillula taurica);

-         suberosità radicale (Pyrenochaeta lycopersici);

-         peronospora (Peronospora tabacina e Phytophtora infestans);

-         cancrena pedale (Phytophtora capsici).

Batteriosi:

-         cancro (Corynebacterium michiganense)

-         picchiettatura (Pseudomonas syringae pv tomato)

-         maculatura (Xanthomonas campestris pv vesicatoria).

Virus:

-         virus del mosaico del cetriolo (CMV)

-         virus del mosaico del tabacco (TMV).


tra i parassiti animali

-         afidi (afide verde del pesco, afidone della patata);

-         lepidotteri (piralide del mais, tignola della patata);

-         coleotteri (dorifora, elateridi);

-         acari (ragnetto rosso);

-         nematodi;

-         insetti terricoli (grillotalpa).